Uccelli e pavoncelle

Uccelli e pavoncelle

Rappresentazione grafica del motivo tessile l'uccello fiorito. 

Simboli galliformi e uccelli nella storia tessile in Sardegna

Secondo Jung l'uccello è simbolo del pensiero conscio e dell'ideale. Nella cultura occidentale odierna è soccorritore e messaggero.

Ogni uccello nel corso della storia ha rappresentato un significato simbolico spirituale e magico.

 Il legame tra l’uomo e gli uccelli è molto profondo e legato alla nostra anima.

Gli uccelli sono animali che esistono da prima degli esseri umani e da sempre siamo affascinati da questi esseri per loro capacità di volare, vista come qualcosa di divino in moltissime culture.

Nel mondo creativo dell’arte figurativa e dell’arte tessile rappresentano i soggetti principali delle opere e da sempre sono fonte di studio e ispirazione per artisti, studiosi e birdwatcher di tutto il mondo. Nelle civiltà antiche rappresentavano divinità e messaggi.

Sopravvissuti al triassico insieme ai rettili, molti di loro hanno assunto nel tempo una rilevanza spirituale e simbologica ben definita, a seconda della cultura o del movimento artistico in cui sono stati collocati.

Per quanto possano essere dati per scontati come animali, nell’arte non è così.

Attraverso la loro rappresentazione grafica e cromatica, si può trasmettere un sentimento o un’emozione, un presagio, cattivo o buono che sia, un avvertimento.

Le iconografie più ricorrenti in Sardegna, che accompagnano la composizione di moltissime opere d’arte tessile, vengono prese in considerazione certe specie: aquile, grifoni, pavoni e pavoncelle. 

L’aquila è quella più ricorrente, l’uccello più maestoso che incarna la potenza cosmica. Viene spesso definita la “regina dell’aria” sia per le sue grandi dimensioni, sia per la forza e per l’eleganza. Si libra nel cielo, verso l’alto, ad altezze impossibili per l’uomo, il ché le conferisce il simbolo di qualsiasi movimento ascensionale, dalla terra al cielo, quindi dal mondo materiale a quello spirituale, dalla morte alla vita.

In molte raffigurazioni viene associata al serpente, che è il suo complementare opposto dal momento che striscia. Nel mondo terrestre viene associata anche al leone per la forza e il coraggio.

Considerato anche un uccello solare, nel Cristianesimo le si attribuisce il simbolo dell’evangelista Giovanni e di Cristo, perché nei bestiari medievali come il Fisiologo viene chiamata “l’uccello del fuoco” per la sua capacità di resistere alla vista dei raggi del sole.

Simbolo di audacia per i popoli antichi come gli Assiri, Babilonesi e per gli antichi romani fino all’età moderna e contemporanea.

Nella mitologia greca è l’animale prediletto di Zeus che nella tradizione mitologica è rappresentato seduto in un trono con al suo fianco un’aquila dalle ali spiegate.

In India l’aquila sacra è Gerunda: cavalcata da Vishnu, illustra la vittoria del bene sul male.

Nella cultura iraniana è la forza mistica del hvarenò che scende dall’alto per benedire i meritevoli.

Per gli antichi egizi, come indicano i geroglifici, l’aquila rappresentava l’immortalità per i Ba, gli umani meritevoli che potevano vivere nell’aldilà.

Sovente nei manufatti tessili in Sardegna l’aquila viene sostituita anche da un certo tipo di avvoltoio, il Grifone.

In passato era diffuso su tutta l’isola, oggi ne esistono realmente soltanto 130 individui, ma per molti artisti e molte “tessingianas” ha rappresentato il simbolo della custodia e la vigilanza. Anche la guardia di finanza italiana lo usa come stemma, poiché l’antica leggenda narra che i grifoni vivevano all’estremo del mondo conosciuto dove facevano la guardia all’oro nascosto nelle miniere di montagna.

Il grifone mitologico, quello del bestiario cristiano, è un mostro composto da mezza aquila e mezzo leone.  

Il grifone come figura araldica simboleggia la perfezione e la potenza. Se rappresentato con zampe anteriori leonine, è distinto come Opinicus.

Nel grifone mitologico si nota il dualismo umano occidentale che sovente ricorda anche la cultura taoista, e cioè indica l’allegoria della condizione umana: l’uomo fatto di fisico e spirito, di corpo e anima che entrano continuamente in contrasto.

Dante nel purgatorio lo usa per trainare il carro degli ecclesiastici.

Nei tappeti e negli arazzi sardi, è molto frequente anche la pavoncella, utilizzata fin da quando i Bizantini conquistarono l’isola nell’epoca dei giudicati.

Pavoni, galline e pavoncella sono gli elementi simbolici maggiormente rappresentati in Sardegna, sia nelle opere di ceramica, sia nelle opere tessili, nei lavori in legno, nell’oreficeria e nei gioielli.

I simboli sono lo splendore celeste e la vita eterna. Talvolta, come la fenice, anche la resurrezione e l’immortalità.

Nella cultura tibetana antica indica fortuna e prosperità.

Nell’antichità il pavone era allevato nei templi poiché soltanto i Re e gli Imperatori potevano possedere una loro piuma.

Il compito spirituale del pavone era quello di accompagnare le imperatrici e la loro anima nell’aldilà, da qui gli viene attribuito il simbolo di psicopompo.
Era legato alla trasmigrazione delle anime, al rinnovamento, alla trasmutazione, all’alchimia verso la nuova dimensione, all’albero della vita, che donava il potere del rinnovamento.
Sant’Agostino sosteneva che la sua carne fosse incorruttibile, poiché il pavone poteva mangiare i serpenti velenosi e alcune piante non commestibili, senza restarne avvelenato.
Per l’Egitto la coda del pavone era il cielo sacro, che rappresentava la volta celeste, per via degli “occhi” nel piumaggio della coda a ruota, simile inoltre alla simbologia dell’ Araba Fenice, che risorgeva dalle sue ceneri.
I sacrifici che si facevano offrendo un pavone al cielo, era per invocare e onorare la pioggia.
Era l’uccello sacro a Giunone, la dea della fertilità e dei cicli lunari, colei che accompagnava le anime nell’aldilà.

Sempre la Dea Giunone possedeva un pavone per manifestarsi tra gli uomini e ogni volta che il colore del piumaggio cambiava, era segno di rinnovamento e novità.

Questo rimanda ad una dimensione femminile mistica e cultuale, soprattutto in Sardegna:
galline, pavoni e pavoncelle sono simboli femminili e vien da pensare all’assonanza fonetica inglese Peacock (pavone in inglese), piricoccu (frutto che somiglia alla vulva), coccu (talismano sardo portafortuna) e cocca (gallina in sardo), i quali, insieme, rimandano all’immaginario femminile, alla madre chioccia e alla protezione-

- sarà una coincidenza primordiale?

Non è ancora dato a sapere - ma le figure galliformi presenti nel repertorio artistico in Sardegna sono simboli forti legati al “grembo cosmico primordiale”, quello che dà origine all’uovo. Quello che nella dimensione ancestrale della creazione primigenia, si procreava da solo.

Pavoni e pavoncelle rimandano a quella figura androgina che aveva la forza creatrice sia maschile che femminile.

In un certo modo uccelli, galline e pavoni sono stati introdotti nelle grafiche SRDN per richiamare la forza creatrice primordiale, la bellezza e il buon auspicio. Il mito della Dea madre, della protezione, della creazione, della femminilità e portafortuna della bellezza.

Uccelli, pavoni e pavoncelle, cocca, peacock, galline, cui radice in inglese si dice “hen”, nei sacri archetipi ebraici, significano “vita”.

Quindi ogni sardo che riprende l’immaginario della pavoncella (et simili) in realtà sta richiamando l’eternità, sta rappresentando un archetipo vitale che è anche il simbolo identitario dell’isola.

Con SRDN ne abbiamo elaborato e illustrato di diversi in chiave moderna, minimalistica, sotto forma di pattern, stampati su illustrazioni e indumenti e accessori o seguendo il filone classico, tessuti su prodotti di arredamento per la casa.

Scopri le grafiche SRDN ispirate alle pavoncelle e scegli la tua preferita:

Le griphon 

Pavoni e pavoncelle 

 

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